La Corte di Cassazione ha stabilito che il professionista che vuole evitare l'Irap non può avere nemmeno un collaboratore di studio. Il caso esaminato dai giudici della sezione tributaria della Suprema Corte riguarda un fiscalista al quale l'agenzia delle Entrate aveva chiesto il pagamento dell'Irap per gli anni dal 1998 al 2001. Il professionista, nel ricorso discusso dai giudici di merito nel 2005 e nel 2006, sottolineava che la propria attività non poteva essere definita una "organizzazione autonoma" dal momento che lo studio veniva gestito "in proprio". Il fisco ha invece replicato che la presenza "stabile" di una segretaria costituisce una "condizione sufficiente" a trasformare l'attività individuale in una "struttura organizzativa". Una tesi che la Cassazione, con la sentenza 29146, ha condiviso affermando, in particolare, che sbaglia la Commissione tributaria ad affermare che non si può parlare di "autonoma organizzazione" in quanto "il contribuente esercitava la professione con l'ausilio di un solo collaboratore". La Corte, richiamando diverse sentenze del 2007, non solo ha accolto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate, ma dopo aver evidenziato che "non sono necessari ulteriori accertamenti sui fatti", ha deciso la causa nel merito, rigettando l'originario ricorso presentato dal fiscalista nel 2005, condannadolo così definitivamente a pagare la tassa per quei quattro anni.